Stasera a Palermo fa freddo. Forse per questo davanti ai cancelli della Prefettura ci sono solo loro, i parenti delle vittime della mafia. Sono pallidi per il freddo, si stringono nelle giacche. Oggi è il quinto giorno, da giovedì sono incatenati qui, al freddo e alla pioggia, a protestare contro una finanziaria che li ha giudicati vittime di serie B, contro un governo che sembra vergognarsi di loro e non della propria assenza.
Un gazebo glielo ha regalato un commerciante della zona, i bar vicini mandano caffè caldo e qualche cornetto. Per il resto, il silenzio è assordante. I giornalisti li hanno ignorati per giorni. C'è solo Stefano Bianchi, al telefono con Santoro. Poco dopo arriva la troupe di Sky TG24 e poi Giulio Golia delle Iene. Nessun altro.
Tra tutti, la più minuta è lei, Sonia Alfano. Oggi è il compleanno delle sue figlie, due gemelline che compiono undici anni, e lei è qui. Le bambine arrivano verso le sette, in un coro di auguri. Corrono dalla madre, l'abbracciano, salutano tutti gli "incatenati" come fossero vecchi amici di famiglia. Su uno striscione grande come un lenzuolo qualcuno ha scritto con lo spray "E adesso equiparateci tutti". I ragazzi di Locri fanno sentire il loro affetto, la loro presenza. C'è bisogno del loro sostegno, in questa Palermo troppo indifferente.
Con le catene ai polsi c'è anche un uomo anziano, lunghi capelli candidi e la barba bianca, alto, imponente. Accanto a lui c'è sua moglie, una signora minuta, stretta nel cappotto blu. Sembra un passero infreddolito. Hanno perso un figlio per mano della mafia. Antonino Agostino era un poliziotto: è stato trucidato, insieme alla moglie incinta, sotto casa. Mi raccontano di aver ricevuto il calendario di Beppe Grillo coi nomi delle vittime. Quelle del loro ragazzo mancava. "Ne siamo rimasti addolorati, intristiti. Ci siamo sentiti dimenticati."
Non chiedono risarcimenti. Vogliono soltanto che le vittime della mafia siano equiparate alle vittime del terrorismo. Chiedono dignità. La dignità che questo governo gli ha negato, pesando il loro dolore. Come se un dolore possa paragonarsi ad un altro, come se lo strazio di un agguato sotto casa, a Bologna, possa compararsi allo strazio di un'autostrada sventrata a Capaci. Lei, Sonia, poco prima di registrare l'appello a Beppe Grillo e ai blog, al popolo della rete, dice: "Posso anche rinunciare alla mia dignità, ma non posso rinunciare alla dignità di mio padre."
Ed è quella dignità che li tiene qui, con questa protesta che sembra scivolare nel silenzio, sotto lo sguardo dei pochi passanti distratti. Perchè il dolore non si misura, non di pesa, non si paragona. Ma soprattutto non si dimentica.
Vincenzo Agostino, Sonia Alfano, Chicco Alfano, Fulvio Alfano, Margherita Asta, Salvatore Bommarito, Vincenzo Bommarito, Raffaele Cafà, Antonio Castelbuono, Giuseppe Castelbuono, Francesco Chiaramonte, Giuseppe Ciminnisi, Michele Costa, Salvatore Cuttitta, Domenica Cuttitta, Pippo Di Vita, Marco Domè, Elena Fava, Tiziana Ficalora, Giuseppe Geraci, Giovanni Geraci, Monica Iannì, Lucia Ievonella, Maniscalco, Tina Martinez, Mondo, Liliana Riccobene, Roberta Spinelli, Francesca Surdo, Gerlando Virone, Antonio Vullo, Luigi Maria Crisafulli, Angela Sole, Massimo Sole, Antonino Russo, Dino Russo, Anna Cappiello, Ivan Di Bona, Giuseppe Di Bona, Francesca Surto, Totò La Porta.
da - www.bispensiero.it
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