6.12.07
STRESS DA UDIENZA? LO STATO PAGHI
FIRENZE - Aspettare per 14 anni la fissazione dell'udienza di un ricorso porta ansia e malessere che devono essere risarciti. Non si tratta di danno biologico, bensì di danno esistenziale. E' questo il senso della pronunzia della corte d' Appello di Firenze che ha condannato il tribunale amministrativo regionale (e di conseguenza il ministero dell' economia) a pagare la somma di 14 mila euro ad una professoressa coinvolta nella lentezza del tribunale amministrativo.
Nel 1993 la professoressa fiorentina aveva perfezionato il ricorso davanti al Tar contestando la sua esclusione da una graduatoria per ricercatori. Passa un anno, due, dieci. Il Tar non fissa nemmeno l'udienza di discussione. A quel punto la professoressa rinuncia ma, al 13/mo anno, va da un avvocato. Veloce, visti i tempi biblici del Tar, la sentenza della corte d'appello che è competente, dal gennaio scorso, a giudicare il ritardo dei giudici amministrativi del distretto, in deroga alla norma generale che vede Genova competente per la Toscana. Veloce e assertiva, la Corte d'appello, che decreta l' avvenuto danno esistenziale (concretizzando quest'ultimo in ansia e malessere) derivato dall' estenuante attesa e condanna al pagamento di 14 mila euro lo Stato.
"Non si tratta di un danno biologico - hanno spiegato i patrocinanti della professoressa, avvocati Saverio Crea e Marcello Stanca - ma piuttosto di un danno esistenziale: ansia e malessere provocati dall'attesa". Il danno è stato quantificato in via forfettaria (mille euro per ogni anno di attesa) e senza necessità di una prova specifica, cosa invece richiesta in caso di danno biologico. "Ansia e malessere - afferma l'avvocato Crea - sono considerati in sé, cioé a prescindere dalla necessità di attestare l'avvenuta insorgenza di patologie e sindromi post traumatiche da stress". Scrive il collegio: "La responsabilità prescinde dalla colpa o dal dolo del giudice della causa posto che la stessa si correla all'obbligo che lo Stato contraente si è assunto, con la ratifica della Convenzione di Strasburgo, di assicurare alle persone la tutela giudiziaria in tempi ragionevoli e di apprestare conseguentemente un'organizzazione giudiziaria idonea a farvi fronte". Ovviamente, la Corte d'appello - relatore Aldo Chiari - ha condannato il ministero anche a pagare le spese del procedimento, quantificate in 2.327,50 euro.
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