Soggiogati da fiumi di cioccolato, stregati da piogge di caramello, sedotti dal croc delle patatine fritte. Un bambino italiano che guarda la televisione tre ore al giorno nella fascia protetta (tra le 16 e le 19) è bersaglio di uno spot alimentare ogni 5 minuti, ben 33.000 in un anno. Il doppio rispetto ad altri paesi europei. Con una maggioranza schiacciante delle reti private rispetto alle pubbliche: 971 spot per Mediaset, due settimane di rilevazione, contro i 285 della Rai. Sono i risultati di un'ampia ricerca sugli spot alimentari e i minori, titolo suggestivo "In bocca al lupo", coordinata da Marina D'Amato, che insegna sociologia all'università di Roma Tre, in collaborazione con l'Osservatorio di Pavia. L'indagine, commissionata da Coop nell'ambito della campagna "Alimenta il tuo benessere", è stata condotta in undici paesi europei. Dopo Polonia e Spagna, l'Italia è la realtà europea con maggiore affollamento pubblicitario. Ma il punto non è solo il "quanto", ma la qualità di ciò che viene trasmesso. Da noi, infatti, a fronte di oltre un quarto di pargoli in sovrappeso e obesi, il 36 per cento degli spot pubblicizza prodotti con quantità eccessive di zuccheri, grassi e calorie. Spot persuasivi, scrivono i ricercatori, che mirano a convincere proponendo modelli cari ai bambini, cartoni animati o collezioni di gadget e figurine. O ancora l'affettività della famiglia e l'autorevolezza della mamma che legittima la scelta di un prodotto. E negli altri paesi? Campagne informative a parte, e ce ne sono in Spagna, Germania, Portogallo, in quei paesi dove gli spot alimentari rivolti ai bambini non sono espressamente vietati si ricorre a qualche cautela più. E' il caso della Francia, che ha reso obbligatoria una scritta in sovrimpressione sugli spot degli alimenti per bambini consigliando un consumo limitato di grassi e zuccheri e una regolare attività fisica. Perché vero che è impossibile fare un'equazione tra spot di junk food e aumento di peso, di ragionamenti tra pubblicità televisiva e stili di vita se ne possono fare a bizzeffe. "Più un bimbo guarda la televisione più è facile che sia in sovrappeso - spiega il professor Claudio Maffeis, pediatra nutrizionista all'università di Verona - e tra l'altro ci sono delle evidenze sia nell'associazione tra obesità e numero di spot ma anche nella richiesta e nel consumo di un alimento dei bambini che vedono una pubblicità. Starei attento però a non puntare il dito soltanto su quello che mangiano i bambini: una alimentazione è infatti inscindibile da un'attività fisica regolare. I bambini possono mangiar bene ma se non si muovono, o si muovono poco, ingrassano lo stesso. E non penso tanto all'ora a settimana di sport organizzato, che si riduce della metà per il tempo perso nelle pause e negli spogliatoi, ma al gioco in cortile, al pallone e alla bicicletta. L'attività motoria costante è indispensabile, anche perché induce l'utilizzo dei grassi perfino in fase di riposo".
Giusto...Ma qui a Palermo, dove gli spazi urbani sono stati organizzati da gentaglia arida ed ignorante, come fanno i bambini?
Dove sono gli spazi, verdi o meno, fra le case? Che prospettive si possono immaginare se non si comincia, in fretta, a demolire ed a ricostruire una città normale, cancellando l'opera distruttiva di geometri, ingegneri e mafiosi, che con esperienze progettuali maturate nella progettazione di ovili, pollai e stalle (nella migliore delle ipotesi) hanno demolito fra il 1950 ed il 1980 la città di giardini, agrumeti e ville, regalandoci l'orrenda ed invivibile città attuale.
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